Andrea Camilleri: 91 anni con la fiaba di Topiopì

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Andrea Camilleri

Lo scrittore siciliano festeggia il compleanno. Con l’uscita della sua seconda favola. L’intervista all’illustratrice, Giulia Orecchia

Lunedi 5 settembre 2016

Una famosa frase dello scrittore britannico C.S. Lewis ricorda che «Un giorno sarai grande abbastanza da ricominciare a leggere le favole». E forse anche a scriverle.

Così è successo ad Andrea Camilleri che festeggia oggi, martedì 6 settembre, il suo novantunesimo compleanno con l’uscita per Mondadori di Topiopì, la sua seconda favola assieme a Magarìa.

Topiopì è un breve racconto di un particolare ricordo d’infanzia dello scrittore siciliano.

Troviamo un Camilleri bambino, che trascorre le vacanze estive nella tenuta dei nonni nella campagna di Porto Empedocle. Ci sono molti animali e il piccolo Nenè si affeziona ad un pulcino solitario, Piopì. I due diventano inseparabili e tra loro si instaura quella magica intesa tra essere umano ed animale, resa ancora più intensa dalla magia dell’infanzia.

Nel corso nella storia, il pulcino sarà ribattezzato Topiopì e diventerà adulto, galletto o gallina? Tante curiosità ed emozioni per una lettura piacevolissima per grandi e piccini.

Il testo di Andrea Camilleri è arricchito dai disegni di Giulia Orecchia. L’illustratrice ci parla del mondo della letteratura d’infanzia illustrata e del rapporto con lo scrittore.

Prima di Topiopì, ha illustrato anche Magarìa, la prima favola di Andrea Camilleri: come si è sviluppato il rapporto con lo scrittore nell’ornare le parole con i disegni?
«Camilleri è uno degli scrittori che più amo, ho letto tutto quello che ha scritto. Non vi dico quale emozione è stata avere l’occasione di illustrare il suo primo racconto per bambini! La sua scrittura è calda e il suo sguardo sulla realtà rigoroso, ma sempre affettuoso e ironico. In Magarìa la narrazione si sposta continuamente tra il piano della fantasia e dell’invenzione e quello di una realtà disincantata, tra finzione letteraria e consapevolezza della finzione. Ho cercato di raccontare con le immagini innanzitutto l’ambientazione nella campagna siciliana, così essenziale in Camilleri e in questa storia. Ho cercato tra le immagini dei miei viaggi in Sicilia, e mi sono soprattutto ricordata di quel cielo grande, quel mare blu e quella vegetazione mediterranea forte e profumata. Poi ho cercato di tradurre in immagini diverse i diversi piani della narrazione, con un linguaggio più fiabesco, più disegnato e più astratto, per le storie fantastiche narrate all’interno della storia, e un linguaggio un poco più realistico per la storia stessa. Senza dimenticare mai che le illustrazioni accompagnano i bambini-lettori nella lettura sottolineando i momenti più emotivi e coinvolgenti del testo».

Topiopì è una favola corta dove il ruolo delle illustrazioni diventa ancora più rilevante: come ha operato nella scelta delle immagini?
«Ho fatto una lunghissima ricerca di immagini sulla vita contadina nella Sicilia rurale dell’epoca, case, ceramiche, piastrelle, arredamenti e animali da cortile… Poi come sempre ho pescato nei ricordi: la casa di amici a Catania con arredi antichi, le cascine visitate da bambina con rumori e odori, le stalle, i pollai con le gabbie dei conigli e i pulcini che pigolano. Ricordo benissimo l’emozione provata a tenere un pulcino tremante in mano. Poi ho preso gli acquerelli e ho preparato decine di fondi con vegetazione mediterranea, prati, foglie, fiori, cactus, fichi d’india. E poi muri, tegole, pavimenti lastricati. Non li ho utilizzati tutti! li ho scansionati e tenuti lì. Poi ho studiato come fare il bimbo e il pulcino. Che fossero carini e simpatici ed espressivi ma non leziosi. Poi ho aspettato che le immagini si sedimentassero, e ho iniziato a lavorare, pagina dopo pagina, col collage, usando elementi tratti dagli acquerelli scansionati».

Come è nato il suo interesse e dedizione per il mondo dell’infanzia e bambini?
«Avevo un grande amore per la lettura e la letteratura, mi piaceva disegnare e amavo l’arte ma non volevo fare l’artista per non dover entrare nei meccanismi del mercato dell’arte, mi divertivo molto a chiacchierare e disegnare coi bambini e avevo lavorato come volontaria in un Closelieu, ho studiato visual design e progettazione grafica, mi sono appassionata per la produzione editoriale per bambini degli anni ’70: ho visto nella letteratura per l’infanzia illustrata un mondo nel quale fare confluire tutti questi interessi e amori».

Tra le sue recenti creazioni troviamo Kiwi, un disegno realizzato per un dizionario illustrato digitale: ci vuole parlare di questa iniziativa?
«Si tratta di un dizionario illustrato digitale per aiutare i volontari dei centri di accoglienza rifugiati a comunicare più facilmente con i bambini, un’app interattiva con audio in doppia lingua italiano e inglese che i volontari potranno utilizzare con il proprio smartphone. È un’ iniziativa che ho trovato molto interessante, partita dalla Germania e raccolta in Italia da pubcoder che la sta realizzando e ha selezionato 150 parole di uso quotidiano che saranno illustrate e animate per rendere il dizionario facile, comprensibile e divertente per i bambini. Stanno collaborando decine di illustratori. Ho partecipato molto volentieri anch’io con due parole».

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Topiopì, in libreria dal 6 settembre (Mondadori, 96 pagine, 16 Euro, cartonato stampato), con disegni di Giulia Orecchia, la quale ha anche illustrato Magarìa, la prima favola di Andrea Camilleri.

Andrea Camilleri ha scritto Topiopì per caso. Alcuni anni fa, una dottoressa gli chiese un racconto per dei bambini africani che non possedevano giocattoli e allo scrittore venne in mente la storia del pulcino. La prima versione di Topiopì è stata pubblicata nel 2006 all’interno della pubblicazione Burkina-Tanzania. Attraverso l’obiettivo e tradotta in lingua Moorè e in Swahili.

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